Scienza dell’alimentazione e dietetica - slide
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Tiroide e attività fisica

A cura del dr. Fabrizio Malvaldi    

Dirigente Medico UO medicina nucleare  – Azienda USL Nord Ovest Toscana – Past President ADI Toscana   

La patologia tiroidea è nota da molto tempo. Infatti in passato le zone endemiche (aree a scarso contenuto di iodio) erano molto frequenti in Italia. L’avvento della profilassi con sale iodato ha ridotto notevolmente in alcune regioni l’incidenza del gozzo tiroideo. D’altronde è sufficiente guardare attentamente alcuni dipinti famosi per vedere che spesso i personaggi ritratti presentavano voluminose ghiandole tiroidee.

La carenza di iodio nell’alimentazione determina riduzione della produzione di ormoni tiroidei con iniziale compenso attribuito all’ormone ipofisario TSH che determina aumento di volume della ghiandola. Successivamente peggiorando la situazione questa può evolvere verso l’ipotiroidismo.

Indipendentemente dalla carenza iodica, la patologia tiroidea presenta spesso quadri di ipotiroidismo da tiroidite di Hashimoto e ipertiroidismo oltre alle frequenti patologie nodulari.

Controindicazione all’attività fisica sono sicuramente:

  • l’ipertiroidismo in fase non trattata e fino alla normalizzazione funzionale perché presenta sintomi caratterizzati da tachiaritmia con raggiungimento rapido della frequenza soglia con scarsa resistenza allo sforzo fisico
  • L’ipotiroidismo in fase conclamata con valori molto elevati di tsh e riduzione delle frazioni libere perché in tale fase si ha bradicardia e netta astenia che inducono il paziente alla riduzione del movimento.

Viceversa quando l’ipotiroidismo è trattato con normalizzazione funzionale l’attività fisica si dimostra importante e può essere d’aiuto a migliorare lo stato di salute dell’individuo.

Infatti, durante l’ipotiroidismo si ha spesso aumento più o meno modesto del peso con ritenzione idrica, aumento del colesterolo collegato all’innalzamento del tsh, maggiore incidenza di sindrome metabolica che costituisce una delle principali cause di obesità.

Nell’ambito dell’esercizio fisico è da preferire l’attività aerobica che ha l’effetto di ridurre l’iperinsulinismo tipico della sindrome metabolica. 

Per quanto riguarda la dieta in corso di patologie tiroidee si deve porre molta attenzione alle alghe che contengono elevati quantitativi di Iodio capace di determinare, in soggetti predisposti, l’evoluzione verso una forma di ipertiroidismo.

Per quanto riguarda l’assunzione di cavoli questi determinano effetto gozzigeno solo se assunti crudi riducendosi notevolmente tale effetto con la cottura come dimostrato in vecchi studi con rilevazione della captazione di I 131 in sede tiroidea con assunzione di vari cibi.

Altro alimento a cui bisogna porre attenzione in corso di patologia tiroidea è la soia che può ridurre l’attività delle desiodasi e delle perossidasi, ma soprattutto è sconsigliata l’assunzione di tale alimento in contemporanea alla somministrazione di terapia con ormone tiroideo. Tipica è l’assunzione del farmaco per l’ipotiroidismo insieme al latte di soia con riduzione dell’efficacia del farmaco per cui in tali casi si consiglia l’assunzione del farmaco anticipata di 4-5 ore rispetto alla soia.

Pertanto l’attività fisica costituisce una controindicazioni in corso di patologia tiroidea solo in corso di patologia acuta, mentre è sicuramente consigliabile nelle fasi successive considerando anche che la riduzione di peso si associa alla riduzione della dose di farmaco utilizzato nell’ipotiroidismo.

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