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Covid-19 e test diagnostici: caratteristiche e utilità

test di laboratorio sono un pilastro fondamentale nel contrasto a Covid-19. Non è un caso che la strategia delle 3 T (Test, tracing and treat) inizi proprio con la capacità di individuare chi è positivo al virus. Se allo scoppio della pandemia l’unico esame a disposizione era l’ormai noto “tampone“, oggi sono allo studio diversi sistemi più veloci per verificare l’eventuale positività a Sars-Cov-2. Una carattersitica, quella della velocità, fondamentale per poter spegnere sul nascere qualsiasi focolaio. Ecco l’elenco dei test attualmente in uso e sperimentazione.

test molecolari

test antigenici

test sierologici

Prima di approfondire la tipologia e l’utilità di questi test utilizzati per il COVID19 è opportuno sapere cosa significa il concetto di “sensibilità” e di “specificità” . Queste due caratteristiche sono importanti proprio per determinare l’affidabilità di un test diagnostico.

Sensibilità e specificità di un test: cosa significano?

La sensibilità è la probabilità che un risultato “positivo” del test corrisponda effettivamente alla presenza dell’analita cercato.
Nell’esempio del test per la ricerca degli anticorpi contro il SARS-CoV-2, la sensibilità è la probabilità che un risultato “positivo” del test corrisponda esattamente ad un individuo che abbia sviluppato gli anticorpi contro il virus.
La specificità è la probabilità che un risultato “negativo” del test corrisponda effettivamente all’assenza dell’analita cercato.
Considerando lo stesso esempio dei test sierologici per il SARS-CoV-2, la specificità è la probabilità che un risultato negativo del test corrisponda esattamente ad un individuo che non abbia sviluppato gli anticorpi contro il virus, quindi non ne sia venuto in contatto.

Seppur entrambi i parametri sono importanti, la specificità di un test sierologico è cruciale poiché anche un piccolo aumento di specificità può avere un grande impatto sul numero di individui diagnosticati correttamente.

Cosa si incorre con una bassa specificità?

Si potrebbero ottenere risultati “falsamente positivi”, ovvero risultati che potrebbero indurre le persone a pensare di aver sviluppato anticorpi ed essere forse immuni, anche se in realtà non hanno mai contratto l’infezione. Questi individui sarebbero ancora suscettibili al contagio e potrebbero adottare atteggiamenti che metterebbero a rischio se stessi e la società.

Oggi, nell’ambito della gestione della situazione di emergenza pandemica che stiamo vivendo, scegliere un test con la specificità più elevata permette ai professionisti sanitari di dare risultati più affidabili, aiutando a prevenire ulteriori contagi della malattia e a salvare vite.

Test molecolari (tampone tradizionale)

Il tampone, termine che abbiamo imparato in questi mesi di pandemia nostro malgrado, appartiene a quella serie di indagini diagnostiche noti anche con il nome di “test molecolari“. Il tampone rappresenta l’esame principale e il più affidabile per stabilire la presenza del virus. Il test si fonda sulla ricerca dei frammenti del materiale genetico di cui è composto il virus. Il materiale biologico che viene analizzato proviene dalle cavità nasali della persona che si sospetta essere positiva al virus. La presenza di questi frammenti indica l’avvenuto contatto con il virus e dunque la positività. Oltre ad esporre l’operatore che lo esegue al rischio di infettarsi, l’unico vero limite del test è la lentezza nell’ottenere i risultati. Da qualche ora per i laboratori più organizzati a diversi giorni negli altri casi. Pertanto i test molecolari rappresentano un metodo altamente sensibile e specifico per rilevare materiale genomico virale in vari campioni biologici.

Un altro metodo molto simile al tampone è rappresentato dai test salivari. Il senso è lo stesso. Anche nella saliva, oltre che nelle cavità nasali, possono essere presenti tracce del virus. Il grande vantaggio del test molecolare salivare è la facilità nell’ottenere il campione anche in assenza di un operatore. A questa caratteristica si aggiunge il basso costo e la velocità nell’ottenere il risultato. L’unico limite è rappresentato dall’affidabilità, inferiore a quella del tampone.

Test antigenici

Completamente differente è il discorso dei test antigenici. Mentre per quelli molecolari si ricerca il materiale genetico del virus, gli antigenici ricercano la presenza di proteine virali in grado di legarsi ad anticorpi. La positività o meno è come una sorta di segnale on-off. Effettuabile su un campione prelevato tramite tampone o attraverso la saliva, il risultato è pressochè immediato e non necessita di personale sanitario e di strumenti di laboratorio. Oltre ad essere contenuto nei costi, il test potrebbe essere utilizzato in situazioni come le scuole o gli aeroporti-dove è necessario testare con rapidità molti soggetti. Come per i test molecolari rapidi il limite è rappresentato dall’affidabilità, ancora da migliorare, seppur sul mercato siano presenti già alcuni kit (a sensibilità dell’80% e specificità del 100%)

Test sierologici

A differenza dei tamponi che sono sviluppati basandosi esclusivamente sulla sequenza di RNA virale, i test anticorpali si basano su esami immunologici che richiedono la comprensione della risposta immunitaria umana contro le diverse proteine ​​virali al fine di selezionare correttamente l’antigene di cattura. In generale, la proteina del mantello virale è selezionata per la sua capacità di indurre la risposta del sistema immunitario. La proteina spike SARS‐CoV‐2e la proteina ​​nucleocapsidica rappresentano i migliori antigeni di cattura. La proteina spike (SP) è espressa sulla superficie virale e media l’ingresso cellulare attraverso il recettore ACE2 della superficie cellulare e, quindi, è suscettibile di suscitare la risposta anticorpale neutralizzante più elevata. La proteina nucleocapsidica (NP) è la proteina più abbondante nei coronavirus, coinvolta nella formazione e nel mantenimento di una conformazione di RNA virale altamente ordinato e adatto per replicare e trascrivere il genoma virale, ed è altamente immunogenica. La selezione di una delle due proteine, SP o NP, non sembra influenzare le prestazioni cliniche del test. In generale, i test diagnostici autorizzati hanno caratteristiche omogenee con sensibilità e specificità che vanno rispettivamente dall’87-100% e dal 94-100% (1,2).

I test immunologici potrebbero svolgere un ruolo essenziale nella valutazione della prevalenza di COVID-19 e della frequenza delle infezioni asintomatiche, determinando chi può donare il sangue come possibile terapia con plasma di convalescente e potrebbe offrire un quadro sulla potenziale immunità, che potrebbe essere d’ausilio ai decisori per eliminare le restrizioni di allontanamento sociale. Al momento non è noto quale percentuale di popolazione infetta sviluppi una risposta immunitaria adattativa a SARS‐CoV‐2, se gli anticorpi sono neutralizzanti o protettivi e per quanto tempo questi anticorpi possono persistere nell’individuo dopo l’infezione. Infine, non è ancora del tutto chiaro se una risposta immunitaria adattativa si possa tradurre in un’immunità che dura nel tempo.

Fonti

  1. Zhao X, et al. Testing For SARS-CoV-2: The Day the World Turned its Attention to the Clinical Laboratory. Clin Transl Sci. 2020;13:871-876. doi:10.1111/cts.12828
  2. Ji T, et al. Detection of COVID-19: A review of the current literature and future perspectives. Biosens Bioelectron. 2020;166:112455. doi:10.1016/j.bios.2020.112455
  3. Mina MJ Rethinking Covid-19 Test Sensitivity — A Strategy for Containment NEJM 2020 Sep 30. doi: 10.1056/NEJMp2025631
  4. Univadis
  5. https://www.fondazioneveronesi.it/

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